Grazie, Buggio

 
Oggi 28 marzo 2024, di mattina presto, abbiamo perso un amico.

Di più, abbiamo perso un fondatore del nostro teatro e dell’Associazione Teatro L’Attesa.

Per quello che ci ha dato e per quello che ha dato al Piccolo Teatro in Piazza: il fondatore.

 Abbiamo anche perso un profeta dell’educazione, che molti – anche fra i suoi amici – non hanno capito, semplicemente perché era 30 anni avanti.

Uno che raccoglieva ragazzi dalla strada come qualcun altro raccoglie like sul suo profilo. A manciate.

Ha sempre insistito che il teatro non fosse solo quello visto, ma quello fatto: dai bambini, dai ragazzi, dai giovani, da chi non l’aveva mai fatto, da ragazzi che avrebbero avuto altro per la testa e non era certo che quell’ “altro” gli facesse bene.

 Un uomo che è arrivato al teatro perché aveva un animo e due mani (!) dalla creatività fantastica, ma anche perché l’esperienza formativa dello sport (basket, d’accordo Buggio, basket e non calcio, non correggere subito!) e dei campeggi estivi e dell’oratorio invernale ed estivo e quattro stagioni, e i gruppi parrocchiali eccetera eccetera eccetera, gli avevano insegnato che c’è sempre una possibilità insospettabile per avvicinare qualche giovane alla felicità. E dunque bisogna provarci.

Sembra la biografia di don Bosco. È molto simile, in effetti.

 Ringraziamo la visionarietà di due sacerdoti che hanno visto in lui la stoffa del fuoriclasse: don Pietro Margini, geniale, che aveva caterve di giovani e ha scelto lui per stare con i ragazzi dell’oratorio, uno dei primi esempi nazionali di un distacco professionale come direttore di oratorio per accompagnare i ragazzi alla vita adulta. Oggi queste le chiamiamo “emergenze”, con Giovanni erano “quotidianità”.

Ringraziamo don Vittorio Chiari. Quando Giovanni l’ha incontrato, ha capito che erano i tempi di una scommessa rischiosa e seducente: cercare i ragazzi ovunque, anche quelli che non si fanno trovare. E lo ha fatto senza limiti.

 La grande empatia, la comunicativa del suo cuore e della sua faccia (noi del teatro lo sappiamo, conta anche la faccia: la gente malmostosa in genere non incontra molto…) ci hanno conquistato il favore delle compagnie teatrali, che sono venute al Piccolo Teatro di S. Ilario anche perché c’era lui ad accoglierle. Competente, puntuale, creativo, risolvi-problemi, gran forchetta conviviale.

Un’altra delle stelle Tripadvisor che ci siamo guadagnate sta nel fatto che Buggio, credo per educazione paterna, ha sempre insistito perché Teatro L’Attesa si distinguesse nel liquidare immediatamente i compensi delle compagnie teatrali. Perché? Perché sono lavoratori. Punto.

 Era anche un attore. Dopo un’interpretazione magistrale nel ruolo di una statua (quasi) immobile e assolutamente muta in Delirio a due di Ionesco, un amico spettatore gli disse sorridendo: “Stasera non hai sbagliato una battuta”.

Non solo quella sera, vien da dire.